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      Partecipanti: Io e Marco. 
      Cagasotto: Io!!! 
      Esperto: Marco! 
      Il programma prevedeva la salita in cima alla Grignetta scavalcando i tre 
      Torrioni Magnaghi per poi congiungersi alla cresta Sinigallia... 
      
       
      ...ma cominciamo... 
       
      L'avvicinamento l'abbiamo fatto da destra, salendo per il sentiero che 
      porta alla cresta Sinigallia,già imbragati, con la ferraglia appesa e due 
      mezze corde. Tutto tranquillo e senza il traverso innevato (arrivando 
      dalla Cermenati) molto pericoloso che non piace ne a me ne a Marco se non 
      abbiamo una picca e dei ramponi. 
      SIamo arrivati così sotto il Sigaro Dones, abbiam cambiato le scarpe e ci 
      siamo infilati tra il Sigaro e i Magnaghi! 
      Ahimè, quello è stato il punto in cui me la son fatta sotto di più di 
      tutta la giornata e su un passaggio che è considerato di primo grado! Sì, 
      di I°!!! ...ma, slegato e con trenta metri di volo da fare a sinistra ho 
      rischiato di andare in panico... 
      Marco mi ha consigliato dove mettere mani e piedi e sono passato. La prox 
      mi faccio fare sicura anche se tutti si mettono a ridere. 
       
      E poi, con quella tensione che mi provoca un ambiente come la Grignetta, 
      abbiamo attaccato lo spigolo Dorn. Prima con un facile traverso che Marco 
      ha iperprotetto per me ...ma che di solito si fa slegati, e poi col primo 
      tiro vero e proprio su cui ho arrampicato piuttosto male e scomposto a 
      causa della tensione. Quarto grado sì, ma lì il quarto grado non è come 
      dirlo!!! 
      E poi il secondo tiro: Lì ho cominciato a sostituire il panico con la 
      concentrazione e ho arrampicato un po' meglio, ma sempre da secondo. 
      Mi ha fatto morire una ragazza sul Sigaro (che era li a 10 metri da me) 
      che implorava, ridendo, di tirarla che non ce la faceva più e le veniva da 
      vomitare!!! Io l'ho guardata e ho visto lei su uno spigolo (sud-est 
      credo), il Sigaro che sembrava cadere nel vuoto e allora ho pensato che 
      era meglio dedicarsi al mio tiro di corda!!! 
      Il terzo tiro è stato semplice, anche se da primo non avrei saputo dove 
      andare, ma il quarto tiro è uno spettacolo: si traversa a sinistra fino a 
      raggiungere il canalino Albertini e, per raggiungerlo, bisogna superare 
      una piccola lama buttandosi in fuori e sotto non c'è niente. Poi, una 
      volta nel canalino, si sale un po' tipo in un camino, poi in una fessura 
      poi diedro ed è fantastico! 
      Poi due tiri di cresta. Mi è spiaciuto non farli da primo, ma Marco me lo 
      ha chiesto, ma io ero troppo teso ed avevo paura di far qualche cretinata 
      o di perdere la via, e allora son stato lì muto finchè non è partito lui. 
      Poi un piccolo canale da attraversare in discesa, poi in salita ed ero già 
      in panico al solo pensiero di scendere da secondo, ma quando l'ho visto 
      era molto meglio di come me lo immaginavo e non mi ha dato problemi e poi 
      siamo arrivati in cima al Torrione Meridionale. Prima di quel canale ero 
      talmente teso che ho pure esitato
      su un mezzo barcaiolo... Io che esito su un nodo??? Non sia mai. Mi sono 
      un po' arrabbiato con me stesso, ma poi ho ripreso la concentrazione. 
       
      Dalla cima del primo Magnaghi, Marco mi ha calato e io scendevo in 
      arrampicata e un po' camminando per cercare una sosta da dove spaccare e 
      attraversare sul secondo Magnaghi (compito che sarebbe spettato a lui!!!). 
      Mi ha detto che la sosta era su una cengetta e son partito. 
      Quello è il classico momento in cui penso che una giornata così non ha 
      prezzo. 
      Siam finiti in un posto spettacolare, importante, buio, maestoso, 
      terrificante, non so, potrei andare avanti per ore a dire aggettivi, ma di 
      sicuro non ci si arriva neppure con l'elicottero. 
      La spaccatura che divide le due torri è di circa tre metri e non puoi 
      saltare di là, ma c'è un punto, a metà parete, dove le due montagne sono a 
      poco più di mezzo metro e lì c'è una sosta. Per trovarla, ho visitato tre 
      cenge e ho fatto tre piccoli traversi ...il secondo è stata la cosa più 
      difficile (mentalmente) della mia giornata (a parte l'avvicinamento...), 
      ma che bello. ho attrezzato una clessidra per proteggere Marco sulla 
      discesa, anche se l'avrebbe fatta anche con le mani in tasca e alla terza 
      cengia c'era la sosta! 
      Ho collegato il fittone (un po' vecchio ma bello) con il chiodo resinato 
      lì vicino, mi sono autoassicurato e coi soliti comandi ho chiamato Marco 
      che è arrivato poco dopo. Da lì, due metri di traverso e poi sull'altro 
      Magnaghi, ma niente chiodi se non quattro metri sopra la testa di Marco. 
      E lì si vede l'alpinista. Si è messo l'anima in pace e tranquillo e 
      concentrato si è innalzato su rocce umide e lisce fino al primo resinato e 
      poi il conosciuto (da quel che ho letto) passaggio del traversino (VI°+), 
      che verso destra porta sull'ultimo pezzo facile per cui si raggiunge la 
      cima. 
      Poi era tardi perchè io sono molto lento (4h e 30' di arrampicata invece 
      di 2!!!!)e allora ci siamo calati in doppia sulla "Rampa" cioè lungo la 
      via normale: Una doppia da poco meno di 60m e cinque da poco meno di 25m 
      Marco in cima mi ha dato la mano...Io non ci avevo pensato per la 
      tensione, ma, arrivato giù, dieci metri prima di toccare terra alla base 
      della parete avevo una gioia nel cuore che glie l'ho data anche io la mano 
      e probabilmente avevo un sorriso paralizzato!!!!!!!!! 
      E poi sono abituato ancora a quando andavo in bici che la mano ce la si da 
      solo alla fine, però vabbè. Questo è il meno!!! 
       
      Che giornata! Un sogno realizzato. Da quando ero piccolo volevo 
      intrufolarmi tra i maglioni rossi che vedevo da quelle parti... 
       
      Ste! 
        
        
      
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