I miei giri
Rifugio Chabod - Valsavaranche - AO - 25 agosto 2014

Quattro giorni di vacanza e mi trovo subito su una stradina sterrata, poi su un sentiero.
Sono in un punto strategico, ricco di ricordi di ispirazione e di mille pensieri...
Qui intorno ho vissuto esperienze fantastiche e pessime ma sempre intense.
Di certo so che oggi come allora, nonostante il loro pensiero, faccio quel che mi è sempre venuto meglio:
gironzolo come un vagabondo, pensando già a dove andare dopodomani ...solo perche domani so già dove andrò!
Quel che farò domani però non vi riguarda!
Dopodomani invece andrò al rifugio Chabod, pedalando con la mia Anthem X3!

diario del rifugio

Ma torniamo indietro un momento di "soli" 24 anni!
Avevo 16 anni ed era il 1990! La prima estate con la mia Specialized Stumpjumper.
E' stato allora che, al secondo anno e mezzo di mountain bike praticata in ogni momento possibile della giornata,serata e nottata, con mio fratello, l'amico Claudio e qualche altro ci mettemmo a conquistare su due ruote ogni luogo che ci venisse in mente vicino e lontano da dove ci trovavamo. Non ci spaventavano i chilometri, non ci spaventava la fatica, nemmeno quella di portare a braccia la bici che, per quanto leggera, almeno per me che pesavo solo 52kg era una bella tortura...
Quando decidemmo le mete in Valsavaranche non potevamo certo tralasciare i due rifugi più rinomati: Vittorio Emanuele e Chabod e il Colle Lauson che feci nel 1993, poi il Nivolet sempre nel 93 percorrendo 233km, salendo da Ceresole per poi scendere in Valsavaranche. Il Lauson e il Nivolet furono imprese epiche, al rifugio V.Emanuele arrivammo soddisfatti ma non molto divertiti dalla salita fatta troppo spesso a spinta.
Il Chabod invece, ci stupì per la sua fattibilità e ne uscì una grandissima giornata di Mountain Bike!
Mi restò così impresso nella mente che, appena l'occasione mi si è ripresentata, non ho esitato a coglierla e a misurarmi ora, da quarantenne, col "me" sedicenne anche fisicamente!
Bene! Ora sono le tre e qualcosa del pomeriggio del 25 agosto 2014 quando, dopo aver depositato a Pont tre autostoppisti sul "Tour du Gran Paradis", posso finalmente partire da località Pravieux a 1834 mt verso il rifugio Chabod!
24 anni fa ci arrivammo (sperando di ricordar tutti) io, Lele, Paolo e Claudio, dopo una trentina di km pedalati su asfalto...
Oggi però è tardi e il tempo materiale per ripercorrere il tracciato originale completo mi manca... e ne approfitto per avere qualche energia in più quando mi servirà!
La partenza è subito scoraggiante.
Qualche decina di metri, un paio di curve e sono giù dalla bicicletta per spingerla sopra un paio di gradini...ma è poco dopo che l'itinerario mi stupirà come allora!
La pendenza, nel primo tratto di bosco è il più delle volte assurda. Il fondo (oggi asciutto) offre una trazione inarrivabile e assoluta. E' per la maggior parte pavimentato con lame di roccia messe in verticale che offrono una presa ottimale sui tasselli delle mie gomme.

primo tratto nel bosco

Ma diciamola tutta: il sentiero è uno di quelli che si può percorrere solo mossi da una grande passione. Soprattutto nel bosco la pendenza è al limite ma quasi sempre fattibile in sella, sorprendentemente, anche dove è gradinato, salvo nei brevi tratti in cui i gradini sono troppo alti e ravvicinati. Così bisogna scendere un po' di volte dalla bicicletta e spingere qualche metro per poi risalire subito dopo.
Anche i tornanti molto stretti sono per la maggior parte percorribili in sella e proprio la fattibilità di questi ampi tratti sottopone gambe, braccia, cuore, polmoni e ogni muscolo del corpo ad uno sforzo al limite delle possibilità, almeno delle mie!
La concentrazione è massima per trovare in ogni punto del tracciato una debolezza, una scappatoia, o semplicemente per mantenere una posizione efficace in sella.
Le soste, almeno per quel che mi riguarda sono obbligatorie. Quasi ogni tratto mi richiede uno sforzo estremo e impossibile da mantenere a lungo.
Saranno gli escursionisti e alcuni alpinisti in discesa che, stupiti dal mio sopraggiungere in sella alla bici e incoraggiati anche dal mio solito comportamento del fermarmi per offrire la precedenza, mi faranno riposare e riprendere il fiato con qualche complimento e qualche domanda...Non mi capitava da tanto di vedere quelle espressioni!
Il tempo però non è dei migliori e fortunatamente dovrò fermarmi poche volte a far passare i pedoni ma mi fermerò molte volte a far passare il fiatone!!!
Il secondo tratto di bosco è caratterizzato da un fondo alternativamente ancora "piastrellato" e da passaggi molto ricchi di sassi e gradini anch'essi molto spesso fattibili salvo alcuni brevi tratti per me impossibili che mi costringono a fare un po' su e giù dalla bicicletta. Questa sezione però non è molto lunga ed è intervallata da una facile placconata di roccia in lieve pendenza che costeggia il sentiero e sulla quale si pedala agilmente a mezzacosta e permette di evitare il tratto di sentiero sconnesso ma soprattutto mi permette parecchio divertimento pedalando su un fondo sul quale mi muovo solitamente con le scarpette da arrampicata. Questa me la godrò tutta anche in discesa percorrendola a zig-zag in modo da godermi alcuni tratti a pendenza maggiore ma sempre facili...
Ogni tanto il fondo è bagnato per l'intrufolarsi sul sentiero di qualche torrentello.
Finito il bosco, intorno ai 2200m la pendenza del versante diminuisce decisamente e la traccia diventa pedalabile per lunghi tratti senza grandi sforzi. Ciò permette di recuperare un po' forze e fiato in modo da dare tutto solo in alcuni istanti per superare alcuni gradini e tratti sassosi molto impegnativi, altri sassi e gradini mi faranno scendere a spingere ma solo per poche decine di metri.
Sono strabiliato dalla bellezza del paesaggio.
Sfilo più volte sui tornanti sotto la Nord del Gran Paradiso che si presenta in condizioni di salita perfette.
Penso agli amici alpinisti e a me che alpinista non sarò mai, ma mai dire mai per la Nord!!!

Parete Nord-Ovest del Gran Paradiso

Sono strabiliato anche dalla durezza ma dalla QUASI sempre fattibilità in sella del tracciato.
Ormai il rifugio è in vista. Si trova sopra di me alla mia sinistra. Vedo una persona che osserva dall'alto, forse me, forse la Nord Ovest del Gran Paradiso o forse entrambi... Mancano poco meno di cento metri di dislivello.
Qui bisogna attraversare un tratto estremamente sassoso. E' costituito da materiale morenico in parte crollato e in parte diventato greto di un torrente.
Il fondo è sconnesso e non riesco a percorrere tutto in sella ma probabilmente anche qui circa il 70% lo faccio a pedali.
Preciso che, per tutto il tracciato, io pedalavo ovunque lo ritenessi possibile o "quasi impossibile", quindi se ritenevo di poter pedalare venti metri e poi dovevo spingere per altri cinque e poi risalire a pedalare per altri dieci metri per poi ridiscendere, facevo tutto serenamente e con entusiasmo e certamente NON con la delusione di dover scendere a spingere.
E' un modo che può non piacere a tutti o a tutte ma a me piace!!!
In generale però le sezioni pedalabili di questo sentiero sono piuttosto lunghe e il tempo totale di salita è stato all'incirca di 2:30 - 2:45 come quello di un escursionista medio. Il tempo l'ho ricostruito a fine serata perchè non ho mai guardato l'orologio!
Mi manca l'ultimo tratto.
Esco pedalando dalla parte finale estremamente sconnessa a lato del greto del torrente. Quasi non credo nemmeno io di riuscire a passare in certi posti! Ora manca l'ultimo mezzacosta piuttosto facile verso il rifugio, anch'esso fattibile al 99% ma non totalmente a causa di un paio di sassi di troppo e certamente di un po' di stanchezza...
Arrivo al rifugio e mentre mi metto una felpa, mi viene in contro un ragazzo, credo sia Sherpa e lavora in rifugio e mi fa i complimenti per essere salito pedalando!!!
Era lui che mi osservava dall'alto mentre sopraggiungevo sui tratti finali estremamente sconnessi.
Mi parla della sua bici, una Specialized comprata in Italia con la quale ha fatto alcune gare ma che ora non utilizza più moltissimo! Parliamo della mia Specialized del 1990 e parliamo della nord del Gran Paradiso.
Mi parla delle condizioni perfette del versante e dice che oggi una cordata l'ha fatta in giornata passando dal rifugio alle 9:00, recuperando e superando le ultime cordate in parete.
In serata telefonerò al Toso per chiedere se era lui con Damiano a comporre la fortissima cordata!
Dopo un paio di fotografie entro in rifugio per una fetta di torta e una coca e la ragazza al banco informata dal collega mi chiede:"Sei tu quello che è salito in bici?"
Mi rendo conto solo mentre esco che a loro ho parlato solo di me senza chiedere nulla. Non so come si chiamano, da dove vengono ma ero solamente pieno di me e della mia soddisfazione. Non si fa Ste! E mi capita spesso...c'è sempre da imparare e stare in guardia...
Mentre esco vedo un uomo in reception, probabilmente il gestore, e gli chiedo di salutarmi tutti. Sono stati gentili, anche con un tizio pieno di sè come ero io in quel momento dopo una flebo di adrenalina e soddisfazione allo stato puro...
Fuori dal rifugio un ultimo autoscatto e un alpinista si offre di scattarmi un paio di fotografie. Chiacchieriamo un po' in inglese. E' Svizzero ed è lì per la Nord!

Al rifugio Chabod

Parliamo della bici. Gli dico che oggi forse è andata anche meglio di 24 anni fa e lui in modo lapidario mi risponde che la bici è migliore di quella che avevo 24 anni fa!!!
Non so se è per quello. Magari ha ragione, ma chi se ne frega! Non credo che il 31 maggio 2015 per il 25° compleanno della mia StumpJumper andrò ripetere l'itinerario con 10 metri di neve per confrontarle!!! E poi ormai la Stump non ha più il 26/30 ma ha un poderoso 20/28 che va sui muri...
E' stata una grande salita, sia quella del 90, sia quella di oggi. Per ora, in quanto a tecnica e piacere di guida in salita per me è senza paragoni...
In discesa cosa devo dire?
L'ho percorsa in tranquillità, sia per godermela, sia perchè si trova nel parco del Gran Paradiso, comunque, tutto divertimento. E' fattibile al 99.9%.
Non sono riuscito a percorrere solo tre tornanti per un totale di 10 o 15 metri. Uno un po' prima di rientrare nel bosco perchè non volevo spaccare la bici provando a passare tra i sassi (e forse si puņ tagliare con una scorciatoia!) e gli altri due nel tratto più ripido e obbligato del bosco perchè oltre ad essere molto stretti (ma fattibili), soffrendo un po' di vertigini, mi impressionava un po' il vuoto dietro ai muretti di sostegno dei due tornanti interessati bloccandomi la possibilità di guidare in scioltezza, il che mi avrebbe fatto indubbiamente perdere il controllo del mezzo con conseguenze magari anche gravi...

Dopo la relazione più emozionale che tecnica, ecco gli avvisi.
La pedalabilità, la bellezza e la pericolosità di un sentiero di questo tipo sono molto soggettive, forse troppo.
Io ho pedalato per circa il 90% della salita.
Un principiante preparato fisicamente con un po' di amor proprio, ovvero che non voglia suicidarsi, e con un'ottima bicicletta in perfetto stato di funzionamento potrà spingere la bici per l'il 70-80% del tracciato in salita e percorrere in bici il 60% della discesa.
Durante la mia discesa avvenuta più o meno tra le 18:00 e le 19:00 di una giornata molto nuvolosa di fine agosto ho incrociato solo due sky runners spagnoli che salivano verso il rifugio!

In discesa, uno sguardo alla Punta Basei

In orari e giorni diversi la zona può essere davvero strapiena di gente e anche questo è da calcolare. La gente a piedi tende a spostarsi e a far passare ma ricordiamoci che, se vogliamo andare avanti ad utilizzare i sentieri liberamente, dovrebbe essere il contrario, magari aggiungendo un sorriso o un saluto. Io forzo la cosa per renderla più evidente.
Più rispetto vuol dire meno porte chiuse.
PS Sarebbe anche utile imparare a non far slittare la ruota posteriore in discesa al di fuori dei bike park e soprattutto sui sentieri molto frequentati perchè, al diavolo l'erosione, credo semplicemente dia una brutta immagine del Mountain biking! (leggi qui, sul mio blog di scienze, se vuoi sapere almeno in parte come la penso)...

Qui sotto, un brevissimo video di un passaggio sotto il Gran Paradiso in una sezione piuttosto facile ma spettacolare del sentiero



Per il resto è pazzesco pensare ai rapporti che utilizzai nel 1990: 26/30 rispetto al mio attuale 22/36 ma devo anche ammettere che tutte le bici rigide totali vecchie ma di un certo livello che ho provato anche recentemente, arrampicavano e arrampicano con estrema facilità laddove con la mia attuale e altre nuove che ho provato fatico a tener giù il davanti...
Le sospensioni e la geometria del telaio attuali però aiutano ovviamente nei tratti estremamente sconnessi e sassosi e aiutano anche a mantenere una buona trazione su fondo inconsistente...
Certo è che le gambe, il cuore, la determinazione e il fiato che avevo a 16 anni posso solo sognarmeli mentre dormo.
Di certo perņ sono migliorato nell'arte del gironzolare, nonostante tutto e nonostante tutte...
ma già sapete che ho sempre bisogno di ispirazione.
...anche per i miei giri!!!

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